Anziani «figli di un dio minore» alla ripresa dopo le restrizioni generate dalla pandemia del Coronavirus? Le limitazioni ai movimenti degli over 70 alimentano un dibattito che tocca il tema delicato delle libertà costituzionali, già fortemente ristrette dai Dpcm firmati da Conte in queste settimane per arginare il contagio. La questione ha un innegabile riflesso di tipo giuridico. Ne parliamo con Aldo Loiodice, professore emerito di Diritto costituzionale dell’Università di Bari.
Professore è possibile far ripartire il Paese tenendo in casa, ristretti ai domiciliari, gli anziani?
«No. Non si può ed è incostituzionale, oltre che una opzione di grande superficialità. Si fonda su una generalizzazione del presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, che ritiene gli anziani fragili a prescindere. I fragili sono i suscettibili di diventare malati. Chi può dire che tutti gli anziani siano più deboli sul piano della salute? Tanti sono sanissimi. La von der Leyen non conosce il concetto della filosofia di Sant’Agostino, il distingue frequenter. Non bisogna sempre generalizzare…».
Che principi costituzionali sono in ballo?
«La Carta impone di distinguere tra anziani sani e giovani cagionevoli perché drogati o depravati. Bisogna curare i cagionevoli, tutti i cagionevoli. L’articolo 38 prevede la tutela per invalidità ed è preciso al riguardo: «I lavoratori hanno diritto che siano preveduti ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia…». Si parla di invalidità e vecchiaia. Se un anziano non è invalido va fatto fuori come come prevedevano i nazisti e i comunisti sovietici? Non è possibile considerare cagionevoli grandi professionisti, imprenditori, avvocati che hanno la “colpa” di avere settanta o più anni».
C’è anche l’uguaglianza sancita dalla Costituzione…
«L’articolo 3 comma uno dice che le persone sono uguali senza distinzioni personali e sociali. Non si può differenziare un vecchio da un giovane solo per l’età. Ci sono due secoli di civiltà giudici in ballo. Evidentemente la von der Leyen sarà ispirata da qualche spirito nazista».
Quanto pesa in questo contesto il diritto alla salute?
«Bisogna applicarlo a tutti. Non in base all’anagrafe. Se no tutti gli anziani dovremmo metterli in ospedale. In Svizzera o Germania, purtroppo, tra alcune minoranze di infermieri o medici c’è la considerazione che gli anziani siano un peso per la società. Purtroppo è questo veleno, che insinua se un leader europeo trasmette certe concezioni fuori dalla civiltà».
I Dpcm possono concupire le libertà degli anziani per un periodo temporale limitato alla realizzazione di un vaccino?
«Se avvenisse qualcosa di questo tipo, sarebbe un provvedimento incostituzionale. Ci vorrebbe una legge del Parlamento o un decreto legge. Le limitazioni avvengono per legge e sentenza del giudice. I trattamenti sanitari poi non si possono imporre, come spiega l’articolo 32. Al centro c’è il rispetto della persona umana. È un principio fondante scelto dai padri costituenti».
La condizione degli anziani è dunque sotto attacco?
«Non dimentico l’ansia di “rottamazione” dell’ex premier Matteo Renzi, al quale poi è andata male… Il quarto comandamento del decalogo obbliga a rispettare il padre e la madre, e di conseguenza l’anziano…».
L’accademia italiana ha considerato storicamente i docenti anziani una ricchezza, al punto da conferire il titolo di «professore emerito».
«Nelle università si va in pensione a 75 perché un professor rappresenta un patrimonio della nazione».
Dalla Gazzetta del Mezzogiorno del 21 aprile 2020, intervista di Michele De Feudis